lunedì

da morti siamo filoni di pane fragile.

mio nonno mi somigliava.

è inesatto: io somiglio a mio nonno.
stesse labbra carnose, ed un amore criminale per l'ironia.

ho visto morire mio nonno.
la sua morte è stata preceduta da una strana malattia, in realtà il picco massimo della sua fortunata e lunga vita.
pian piano si è spento, e ne sono stato testimone.

fin da ragazzino nei suoi confronti si era sviluppata in me una sorta di ossessione, un'anticipazione di futura memoria.

che io ricordi, gli ho sempre chiesto di scrivermi una lunga lettera da poter leggere, un giorno, quando non ci sarebbe stato più.

ho insistito sino a quando non sono stato abbastanza maturo da comprendere che quella richiesta era un post-it continuo sulla sua età avanzata.

non l'ho mai visto scrivere quella lettera.

mio nonno prima di morire non so se abbia incontrato dio, ma di certo ha incontrato un idiota.

un ministro di dio.

avete mai notato quell'aria febbrile e infervorata che hanno i preti quando possono, finalmente, fare da tramite tra dio e l'uomo?

parlo dell'ultimo atto, l'estrema unzione.

bene, esiste modo e modo di somministrarla.

ma una delle più stupide, se sei accanto al letto di un uomo che sta per morire, e che non sa di star per morire, è urlargliela, con spiegazioni annesse e connesse.

stai per morire, manca poco e dio ti aspetta.


un attimo prima, prendendolo da parte, ho chiesto al prete "non lo terrorizzi, io non so se lui crede in dio, ma se gli comunica a freddo che sta per raggiungerlo temo muoia prima di morire."

ha srotolato la stola, se l'è messa al collo ed ha letteralmente urlato l'estrema unzione.


mio nonno è sopravvissuto un'ora a quella recita stentorea.

devo dire fosse piuttosto calmo, durante l'ultimo giorno, ma quella consapevolezza terminale credo l'abbia turbato e spaventato non poco.


mio nonno è morto tra le mie braccia.

negli ultime settimane cadeva, se tentava di recarsi in bagno da solo.
cadeva e si procurava ferite.

la vecchiaia non sempre rende immuni dalla vergogna di farsi ritrovare per terra in un lago di feci.

quando mio nonno è morto, -qualche minuto prima che morisse-, il suo respiro ha iniziato a fare le bizze.

eccolo, ho pensato, questo è il rantolo.

uno scarico umano: tu sei un lavandino di carne vecchia e il respiro va e viene dal tuo buco nella gola.

è morto dopo un'ultimo atto di forza, sollevarsi (dopo giorni di immobilità) a sedere sul letto, in un urlo di paura.

io so già come abbraccerò mio figlio, un giorno, quando la notte si sveglierà di soprassalto terrorizzato da un incubo.

lo abbraccerò come abbracciai mio nonno.

e gli netterò i glutei sporchi di merda senza ribrezzo, come in un ultimo tentativo confuso di restituirgli il respiro praticai un'inutile respirazione bocca a bocca a quel vecchio moribondo, senza schifo per le sue labbra macchiate di vomito.

credo di aver spezzato un paio di costole a mio nonno, già morto, in un tardivo ed impreciso massaggio cardiaco.


mio nonno l'hanno portato via dopo due giorni.

da morti siamo filoni di pane fragile.

in due l'hanno sollevato rigidissimo, un bastone magrissimo in un vestito scuro, evitando di sbattergli il capo contro gli angoli e le maniglie delle porte, conducendolo al termine di un corridoio troppo stretto per portar dentro la sua cassa da morto.

me lo sono visto passare davanti come una sagoma dismessa.

ho svuotato io i suoi cassetti.

era li, sotto foto e scontrini.

la lettera.



negli anni, a spizzichi e bocconi, flash e annotazioni, aveva composto la sua lunghissima lettera per me.


ancora, dopo anni, non sono riuscito a leggerla.



HB



( da superZ, E-mail dei morti. )

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