lunedì

L'ultima sigaretta di Enrico Mattei.

C'è freddo a Catania.

Enrico si stringe nel cappotto, ha il naso rosso e gli lacrimano un po' gli occhi, forse per il freddo, forse per quella polverina scura e sottile che svolazza per l'aria.
Si tasta la tasca destra del cappotto.

Sorride.

E' tanto che non fuma.

Cavolo, a che serve se no la bonaria burberia con la quale rimbrotta i suoi operai quando li becca con la sigaretta in mano, poi li chiama da parte e il suo sguardo si fa gelido come il metallo e sibila "qui, se salta tutto, non salti in aria soltanto tu ed io, ma il sogno di tutta l'italia"?

Sorride.

Con le dita intirizzite sfiora il parallelepipedo acquattato nella tasca.

Ha guardato qualche ora prima quel signore mesto ciucciare come da un filo d'erba saporitissimo boccate di fumo e poi lasciarle libere nel cielo siciliano, e quel cruccio tra le sopraciglia folte sciogliersi con calore come un dado liebig nell'acqua.

E allora ha chiesto ai suoi uomini di attendere un attimo, si è avvicinato allo sconosciuto, e gli ha chiesto una sigaretta.

L'uomo ha dilatato gli occhi, sarà pure un operaio di ultima categoria ma lui lo sa chi è quel signore alto ed elegante e ben rasato che gli punta contro il naso carnoso.

Quando gli chiede con l'imbarazzo di un ragazzino una delle sue sigarette, l'uomo mesto fino a qualche minuto prima scopre due virgole di denti non tutti bianchi, balbetta che un suo cugino lavora al petrolchimico di Gela e poi gli mette il pacchetto di nazionali in mano e gli chiude le dita sopra, come se incartasse con pelle ed ossa un regalo prezioso.

Sorride ancora, Enrico.

E sorride quando sale sul Morane Saulnier 760 che lo porterà da Catania a Linate.

Forse questa sera, 27 ottobre 1962, in balcone, fumerà la sua prima sigaretta dopo tanto tempo.




L'ultimo pensiero che gli gioca in testa, prima che qualcosa smetta di volare, è che forse se ne fumerà due, come quelle due zampe in più che tanti anni prima gli saltò in testa di applicare tra le costole di un cane nero.


Sorride.


Bum.






HB


( da superZ, Tabacco e celluloide, (il salotto buono). )