giovedì

il Gattiglio.



gira nell'ombra, il Gattiglio.

quando notturnamente rilassati sulle poltrone del Salotto, o abbandonati coi gomiti sul legno dei tavoli, vi lasciate invadere i ricordi da un hannouccisoluomoragnochisiastatononsisà, ecco che allora la peluria delle sue orecchie si fa di diamante, e vi sega le ossa dei malleoli, facendovi trasalire, passando nel varco delle vostre caviglie.

il Gattiglio dalle lunghe orecchie non è cattivo.

è il Sacro Usurpatore, il detentore dello Stile.

è un felino snob e tabaccoso, ed è il vero padrone del locale.

oramai mi sono abituato, e così i miei soci, ma le prime volte era impressionante vederlo fissare negli occhi qualcuno, e a rizzarsi come una cordigliera ispida era il pelo sula nuca del malcapitato, e non quello nicotinico del Gattiglio.

ho visto canticchiatori di Al Bano sollevarsi dalla sedia come se due dita invisibili e tenaci gli stringessero la carotide, e combattere contro il nulla divincolandosi sino al bagno, per poi cadere in ginocchio davanti al Gattiglio dalle Lunghe Orecchie.

ho visto il travet dal baffo impomatato pinzarsi tra le dita la lingua, che un attimo prima aveva zufolato "Italia" di Reitano, tranciarsela con una sola calata di denti, e zampillare sangue sugli specchi dei cessi, per poi fuggire con impressa nella retina l'immagine della Placida Mascotte del Salotto che socchiudeva gli occhi, appagata.

quando stringendovi alla donna appena rimorchiata -ballando- le presserete il pube contro il pube, mentre le spazzole sczzzttttzzz-tzzzzeranno sui tamburi della batteria, non lasciatevi mai sgorgare dalla memoria un meeeeentrelaTivvù/cantavaaaa/èTropicana-Yeah, perchè i minuscoli ma aguzzi dentini del Gattiglio vi separeranno la cucitura del cavallo dei pantaloni e una zampa ungulata sapiente come il medio di un proctologo svizzero vi artiglierà attraversandovi il retto lo stomaco, e ve lo sciorinerà fuori dal culo, portandoselo dietro come un gomitolo sanguinolento nel retro, lasciandovi afflosciato sulle tavole della sala come un pinocchietto sgonfio dai gusti inaccettabili.


il Gattiglio, l'adorabile attentissima mascotte del Salotto, non è cattiva.


abbiate il buongusto di avere gusto, con lui.


HB


(la foto del gatto fumatore è stata rintracciata da mongoxxx)


( da superZ, Tabacco e celluloide, (il salotto buono). )

mercoledì

Due giovani.

stanno iniziando adesso, le mie mani, a smettere di tremare.

ma non è paura, lo sapete bene.
è violenza che si scioglie pian piano dopo ore, come un gatto sfinito e non più furioso in un sacco di tela grezza.

chiaro, così come questo sui polsini è sangue.


è vero, li ho picchiati duramente


*


qui al mattino resta l'odore sigaroso di voi (di noi).
mattino...
insomma: quell'ora indefinita chiamata "molto dopo che i cristi per bene saltano giù dal letto e girano per il mondo".

fatto sta che rotolo sulle lenzuola, mi divincolo dall'abbraccio della tipa che avete visto ieri notte con me accanto al piano, -si, quella elefantiaca tra la gola e l'ultima costola in basso- e fumo la mia prima della giornata, seduto sul bordo del letto, la canottiera old style stropicciata ma eroicamente bianca.

è tempo di caffè.

vado di la, le narici si svegliano esattamente 9 minuti dopo di me e reclamano quell'odore marrone e forte.

spacco la capocchia ad un cerino superstite e metto su il caffè.

e poi lo sento.

di la, nella sala.

al piano.

spingo il viso oltre la tenda rossobuio pesante, e quel tipetto è li.

"sarà docu", penso, "cazzo la tristezza e il rimpianto sono una droga per il ragazzo", e faccio per tornare nel cucinino a mettere sul fuoco una caffa più grande, quando quel rasatello pompato e assorto inizia a canticchiare.

sniiiiiiif, sniffo l'aria, c'è ancora l'odore di sudore geniale di Nat Kink che ristagna come un'anima pervicace tra le poltrone e i tappeti e i bicchieri rotti sul pavimento.

"ciao docu" mormoro, e quello salta su come un furetto infilzato e assume la posa d'attacco di un karateka di periferia.

non è docu.

"chi cazzo sei" chiedo, mentre la seconda della giornata vola fino alle mie labbra e prende fuoco.

non cambia la posa, fa il broncetto e con la voce adenoidea naseggia:"...siamo snaagazzi di ogi penziamo sempre all'Americaah guaddiamo lontano troppo lontano...".

la cenere cade giù come un grappolo di suicidi dalle twin towers, lo fisso negli occhi piccoli e pieni di iride scura.

"che fai qui" chiedo, ma è una domanda senza punto interrogativo, fornita piuttosto di un sovrappiù di irritazione.

si libera le froge con un risucchio e papereggia malinconico "...nato ai boddi di periferia dove i trammh non uaanno avanti più dove l'aria é poppolareeh e più facile sognareeh che guaddare in faccia realtá..."

poi scoppia in una risata idiota e eddymurphesca che mi fa drizzare i peli tra il coccige e la nuca.




si esibisce in un balletto da megapalco illuminato, come se non fosse il mio sguardo disgustato a chiuderlo in due occhi di bue di disprezzo, ma uno spot light da duecentoventottomila magawatt.

la seconda cicca muore come una formica sfortunata sotto la punta della mia scarpa semilucida.

"bambo, hai tre minuti per raccogliere quella giacchetta versace dalla poltrona, tirare su per l'ultima volta col nasino l'odore di questo buio e poi smammare".

ride ancora, vagamente downesco, poi indica tutta la sala lasciando volare la mano a palmo in aria in un arco esplicativo

"siete morti, capisci? moootti. cazzo vi riunite la notte come cadaveri nostalgici, spipazzate e bevete e vi citate addosso, chiudete le porte e le finestre e mangiate fumo e cazzate, vi sbranate l'un l'altro il cervello, fingendo di carezzarlo, siete una sola unica emorme sega collettiva fatta di canzoni passate, eroi senza gloria, vecchie bagasce morte e sepolte, nuove zoccolette da due lire, polmoni marci e fegati necrotizzati, mentre fuori di qui le tette volano, le fighette urlano di fame e voglia, i culi si dilatano cme nacchere felici, e voi.....? un vecchio medico cinico e rimbambito, un poeta schizzato tra le xxx, un drogato e un buffone che nasconde nel disprezzo la sua inadeguatezza alla vita, una succhiacazzi dell'est e una puttanella calabra..." sputa sul pavimento.

"siete morti".

la quarta siga gli lancia un segnale d'allarme, con un lampeggìo rosso che non coglie.

"ma adesso è tempo di cambiare" gnagnareggia "è tempo che si aprano le finestre, che circoli aria nuova, figa nuova e multimediale" si esalta agitando le mani come quelle di un pontefice appena entrato nel tunnel del parkinson, "e poi" mi punta addosso quei forellini gelatinosi sotto le sopracciglia "MUSICA nuova!"

indica il piano.

"oooòòòòooo beiiibi beiiiibiii beiiiibi" dileggia, "non uno solo dei vostri cantanti del cazzo è morto da meno di 50 anni" poi sentenzia, sottolineando il tutto con quella risata da beota milionario, neanche si fosse scopato una svizzerotta dal sedere perfetto qualche ora prima.

si ficca due dita tra le labbra e sotto ai denti.

lo apprezzo solo per un attimo, per la sincerità del suo fischio.

la porta si apre, e quel bambolotto glassato e ipertiroideo del suo socio entra, goglottando di giovani sfigatelli e periferie, di miti e uomini ragno.




sghignazzano, si spalleggiano e sbavano.


si stancheranno.

sono giovani.

è giusto che sognino le loro guerre, come noi abbiamo superato le nostre.


...


decido di lasciarli stare, e di tornare di la, lasciarmi cadere tra le braccia e le gambe della tipa bombata e di festeggiare i decenni che mi separano da loro.



se non fosse che.


il che è un freno a mano tirato all'improvviso mentre l'auto supera il cancello di un manicomio per andare via.

"cazzo è 'sta vecchia, aò" urlano le adenoidi del primo.

"cazzo ne sò, però io me la sbattessi alla grande, sta milf facciadiporca pompapazza", chiosa il secondo.


si stanno massaggiando il pacco davanti ad una delle foto appese alla parete.





(...)


tenere tra indice e medio una sigaretta che brucia mentre rimodelli nasi zigomi e ossa, disegnando nel buio una partitura di blues con cenere e lapilli, è arte.

il sangue è una languida chiave di violino
.




HB


( da superZ, Tabacco e celluloide (il salotto buono). )

Jelly Roll Morton suonerà per noi.

il vecchio Jelly Roll M. ci sarà, questa notte.



"sarò allegro, feroce e affamato" ha detto, "voglio vedere i tacchi schizzare scintille sul parquet e le anche delle signore frullare.
e poi, dopo, una bistecca al sangue.
".

porterà i ragazzi, e alcune casse di whiskey.

HB

( da superZ, Tabacco e celluloide, (il salotto buono). )

Una nuova ballerina.

sarà la fine di questo posto.

non ora, non adesso, ma il fumo volerà via dai vetri rotti e resterà soltanto qualche dentiera sotto ai divani e qualche giarrettiera umida dietro le porte.

ok, dimena il culo, sgambetta e sorride a comando, e ticchetta sui taccchi come un reporter di nera dopo la una strage in un garage, la ragazza.

non importa se adesso basta un solo sguardo per intenderci, se Mongo solleva lo sguardo oltre la linea del bicchiere o se Canella si sfiora il lobo dell'orecchio per mandare un segnale silenzioso e definitivo, o se sollevo gli angoli della bocca nel ghigno che mi conoscete, ragazzi.

poco importa se sarà come passarsi un accendisigari da buoni amici, e se metteemo una cravatta annodata sulla maniglia della porta dello scannatoio per avvertire che dentro ci siamo noi, è il nostro turno e la ragazza che balla sul tavolo apre le gambe e ci accoglie e finge di perdere la testa.

non ora e non adesso, ma sarà la fine di questo posto.

sbroccherà Docu.

e poi Mavco.

e soppeseremo i tirapugni in tasca guardandoci in cagnesco.

quanto sopporteremo questo risolino stolto, e i capelli vaporosi e le sottili dita da masturbatrice onirica che miss Swe userà per allentarci i nodi della cravatta o per far volare via uno sbroffo di cenere dai calzoni?

e quando Rocco guairà come un coyote fuori dal locale per entrare e sbattersela contro la parete piastrellata del bagno, e sguinzaglierà i suoi Malony's per seguirne il profumo fin dentro al camerino o per chiuderla in un sacco e portargliela fin davanti alla porta del suo bordello n fondo alla strada?

ok, profuma di carne pulita e fresca, ha spalle nude e teneramente coperte da una patina di sudore saporito e speziato quando termina il suo balletto da gatta infilzata.

ma ripeto, sarà l'inizio della fine.

quando l'afrore di una mutandina sprimacciata tra le cosce da sciacquetta richiamerà quella palletta del Pince, allora ne riparleremo.

quando quella palletta del Pince singhiozzerà come un'agnellina isterica per poter entrare e dedicarle le sue stronzate al piano, allora vorrò vedere chi lo schioderà dallo sgabello ancora tuto tremante d'ispirazione e lo scaraventerà fuori tra i bidoni del retro.

ok.

ne riparleremo.

benvenuta.


HB


( da superZ, Tabacco e celluloide, (il salotto buono). )

Notte all' HB's Bar 1

Non c'è un solo sorriso che non abbia la nitidezza del ghiaccio, questa notte, e chi non sorride ha un sorriso finto fatto di mani che lisciano velocemente un baffo, o di dita sottili e ungulate che lavano via da un incisivo una sbaffata di rossetto.

Ciascuno ha scelto il cono d'ombra dove posizionarsi, perchè è una serata speciale questa, perchè la musica vien fuori dagli strumenti per quella che è, ma quando supera la barriera di un ciuffo di capelli o di un tirabacio o di una basetta umida e millimetrica e si scioglie dentro l'orecchio, ecco che allora si dipana nella metrica personalissima delle melodie personali.

Cosa sta vibrando dentro mongo per regalargli quel sorriso disincantato ma dolce?
E in che maniera spazza via dal corpo breviforme di lord pince la maestosità di un johann sebastian b. per lasciargli correre dentro una mandria sincopata di be-bop?

Pimpi ha allungato diagonalmente la sua gamba lungo quella di Z, appena fuori dal perimetro del tavolo, come se una paralisi sensualissima li abbia disegnati in un anomalo ed eterno paso doble.

Nick è di la, ed io torno da lui.

Ha raccolto rivoli di sangue e lacrime e bicchierate di disprezzo, questo divano, e adesso è la culla blasfema di un angelo perverso e puttaniere, strafatto e stazzonato.

"le spingevo gli angoli degli occhi ancora più in la con i pollici" mormora nick "più in la più in la, mentre arrotolavo lenzuola e pantaloni scalciando in fondo al letto, ma lei non era il mio piccolo amore cinese".

e beve lappando come un cucciolo con la lingua dentro un bicchiere oramai vuoto.

Si addormenta ancora una volta.

Torno di la.

Si muovono ora a destra ora a sinistra, come uno stormo migratore indeciso che invade il pavimento invece che i cieli, i miei ospiti.

Lilith si è seduta, ma adesso è Can. a mostrarle un profilo di pietra, increspato dalla cinica certezza della fame di parole di lei.

Una minuscola invisibile mollica è incastonata sotto l'impercettibile piccola piega sotto la punta dell'indice di lui, li dove anni di lucido metallo hanno disegnato la conca precisa che spesso accoglie il suo affilatissimo strumento da incisione.

BW è impeccabile quando entrando taglia l'aria fumosa, e solo tre goccioline rosso rubino sul polsino detro mi raccontano che fuori, dietro il locale, tra i bidoni della cucina, ha appena regolato un rapidissimo conto.

( a suivre)

( da superZ, Tabacco e celluloide, (il salotto buono). )

Notte all' HB's Bar 2

Esattamente, precisamente, se dovessimo dipingerli realisticamente o fotografarli nell'attimo di massimo stupore, quali sarebbero i visi brucianti d'estasi di 100 persone che dopo mesi di polvere negli occhi assistino al miracolo sconvolgente di un'aurora boreale?

Non lo so.

Ma non questi.

Quando miss Silvia fa il suo ingresso nella sala, ciascuno prosegue esattamente ad occuparsi dei loro più prosaici cazzacci.




Un assolo di banjo instilla allegria in cento teste distratte.


HB

( da superZ, Tabacco e celluloide, (il salotto buono). )

Notte all' HB's Bar 3

"colpiscimi! colpiscimi colpiscimi colpiscimi!"

Coa frulla i pugni in aria, compie dei cerchi con le braccia e saltella, come un piccolo boxeur suonato, in preda ad un coraggio chimico trottola per la sala, importunando glutei con i suoi piccoli gomiti appuntiti, o facendosi sotto come un molossino pazzo, le labbrucce strette ed esangui, irresponsabilmente molesto e coraggioso.

Ma Sil resta al bancone, le spalle nude come uno specchio ovale di pelle, il bicchiere freddo contro le labbra, un'ombra di rassegnata malinconia sotto le ciglia.

Poi Coa decide di spronare la fortuna, di incentivare il caso, si sottoporsi al frullatore degli eventi, ed in un calcolo azzardato ma logico si porta a qualche passo da lei, fissa negli occhi il colosso dai ricci impomatati che le sta accanto, i gomiti come rampini ancorati al bancone, e con la precisa traiettoria di una catapulta impazzita gli pianta una testata nel plesso solare.

Doc Gonzo sembra voglia soltanto scostare una nuvola di fumo a qualche centimetro da lui, ma in realtà colpisce Coa con un buffetto, leggerissimo, sulla tempia.

Coa barcolla, si avvita su se stesso e cade.

Quando solleva lo sguardo, le caviglie di Sil sono incrociate a due palmi dal suo naso.

Coa resta immobile, la testa sotto lo sgabello, a inebriarsi del profumo di pelle spazzolata.


HB


( da superZ, Tabacco e celluloide, (il salotto buono). )

Notte all' HB's Bar 4

tra cocci di vetro e impronte, il pavimento resta immobile, come un arlecchino morto disteso sulla faccia e grigio.

su tre divani sparsi io, mongo e canella fumando ci siamo addormentati.
"andiamo?"
"andiamo" abbiamo continuato a ripeterci, sempre meno convinti per ore, fumando l'ultima che non era mai l'ultima.

socchiudo le palpebre e la sala è vuota, anche se come piccoli fantasmi ritardatari di ciascun partecipante resta un'alone di fumo nell'aria alcolica.

più tardi qualcuno verrà a mettere ordine.


è stata una piacevole serata.


HB

( da superZ, Tabacco e celluloide, (il salotto buono). )

Vita Morte e Miracoli di un Piede

torna silvia79, già protagonista di alcuni racconti, e utente reale del forum superZeta.
ama esporre i suoi piedi.
li espone ovunque.
specialmente al ridicolo.
con coraggio e caparbietà.
a lei è dedicata questa galleria minima.

*

Silvia Yuk Yuk



*

è accaduto.
silvia ha postato nuove foto.
io nella vignetta precedente l'avevo previsto...

e adesso?
...ho paura.

*


( da superZ, La crocifissione di Silvia 79 )

*
nuove foto, nuove vittime: una farfalla.



*



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*




*





*




*




HB


(i piedi nelle foto sono quelli di silvia 79, e sono -le foto- di sua proprietà)

...

l'orchestra arriverà poco prima, per le prove.

lasceranno alcune espressioni del viso appese all'ingresso secondario, sul retro, tra cappelli e paltò.


HB

A. Merini

manganelli le entrava in bocca con la sua lingua pazza come un topo morbido ma cattivo.

alda ha tette gigantesche e vecchie, bisacce di follia annacquata, una scorta pressocche infinita di saggezza chirurgica affilata nei corridoi di un manicomio.



ha amato anche un barbone alcolizzato, e sporco.
quando sentite un gorgoglio di tosse in fondo alla sala, quando le cicche non ancora consumate scompaiono dai nostri posacenere improvvisati, è lui.

do il mio benvenuto a tutti e tre.


HB


( da superZ, Tabacco e celluloide, (il salotto buono). )

giovedì

Ballata per Docu e la Puttana che non voleva saperne di lui.

(docu mette insieme le sue parole slavate e addolorate, troppo troppo retrò, un frammentato messaggio d'amore alla donna a pagamento per la quale ha perso la testa e che di lui non vuole affatto saperne. docu piagnucola inframmezando le sue giornate di pessimismo cosmico e scontentezza.
ma qui, all' HB's Cafe Americain, nell'oscurità fumosa, dove il rumore più dolce è il tintinnio ogni tanto di un bicchiere di scotch, bisogna che qualcuno parli al ragazzo, prima che il moccio gli si cristallizzi tra le narici e il mento)






docu, ragazzo...

ascoltami docu, adesso tu ti metti qui buono, o impazzito di rabbia come diavolo ti pare, ma ti metti qui e decidi se fidarti o meno di queste quattro o cinque lucciole rosse che ti brillano intorno con calma e pazienza, ok?

e la smetti di fare il poeta.

perchè vedi, docu, a fare il poeta quando si ha la testa dietro un culo e due tette e una bocca, specie se sono andate via col passo deciso e sicuro di chi se potesse ti sputerebbe in faccia un velenosissimo "non torno/resto neanche se ti vedessi aperto in due e con le budella di fuori" si rischia di diventare un fottuto piagnone romantico e spaccapalle (diomio, docu, perdere l'amore di ranieri?) peggio di un adolescente brufoloso e disperato e inconcludente e maledettamente retrò.

cosa che noi tutti siamo stati, un tempo, e per un certo tempo.

ma adesso, docu, ti dicevo, smetti di frignare e di martellarti dentro alla testa la solita girandola di pensieri e lamentele, come un pesto indigesto, ti slacci quel cavolo di ultimo bottone di camicia che tieni chiuso come ad impedire ad altro dolore di entrarti dentro, e se hai da dar fuori di matto e bestemmiare e vomitare e singhiozzare come un agnellino, docu, fallo, rotolati per terra e raggomitolati in un angolo e rischia di soffocare dalla rabbia e dall'umiliazione, docu,
ma poi vai in bagno, passati dell'acqua fresca sulla faccia e tra i capelli e torna qui,
svuotato,
ricomponiti su una poltrona e sta tranquillo che nessuno ti prenderà per il culo o ti darà della femminuccia, docu,
sentirai soltanto il fumo tirato e poi sbuffato in aria e nessuno ti guarderà nell'ombra con la compassione malcelata di chi si trova per la prima volta davanti un vedovo/orfano e non sa che dire o fare.

non c'è nulla da dire o fare.

è tempo che mandi il naso in giro in cerca di nuovi odori, docu.


se vuoi.



tendo la mano nel buio, so che una mano nel buio mi darà una cicca.



Nat king cole, Nature Boy

HB

( da superZ, Tabacco e celluloide, (il salotto buono). )

Il tuo piede è come un'onda che monta.

(ispirato ad una storia tragicamente vera. ma anche alla protagonista del racconto "Il Piede di Dio" pubblicato qualche post più giù.)



Panya ha 75 anni, vive in una capanna sulle rive dell'oceano indiano.

sono le 00.55 locali.

Panya è insonne, si gratta la barba e decide di passegggare sulla spiaggia.

Si è appena seduto su un montarozzo di sabbia, quando alle sue spalle sente sopraggiungere uno squittio allegro e festoso, che tradotto in tailandese significa "ancora una di quelle turiste stolte e petulanti che spaccano i maroni con leggiadra molestia"

nonostante la cervicale gli stia dannando gli ultimi anni di vita, Panya resta col viso rivolto all donna, perchè la scena che gli si presenta è tra le più orribili della sua vita:

un clone di Luciana Turina corre sgambettando come uno scoiattolo, mentre un uomo dalle mutande gialle con delle banane stampate sopra le scodinzola dietro, approfittando dei saltelli marilynmonroeschi che lei improvvisamente compie per sfilarle un paio di scarpe fucsia a forma di cigno morente per farle calzare un modello con tacco da 12 cm. a torciglione.

la donna batte le mani, pronuncia una sequenza incomprensibile di frasette che il vecchio Panya più tardi ricorderà suonare come "eeeeeeeeeeeBay! eeeeeeeeeeeeBay!" e poi riprende la sua corsa sciamannata.

Sono le 00.56 quando l'uomo in mutande che adesso fatica a starle dietro estrae dallo zaino che porta a tracolla un paio di stivaloni da pompiere cui sono stati praticati dei fori con un trinciapolli e li spinge con immane sforzo su per le cosce della donna.

Panya ha un moto di fame irrefrenabile quando guardando le estremità adipose della ragazza gli torna alla memoria il cinghiale thailandese che da bambino uccise con suo padre e che poi sfamò per settimane tutta la popolazione locale.

Alle 00.57 l'uomo in mutande strappa con i denti gli stivali neri dalle zampognette a forma di piedi della femmina e cerca di calzarle un modello in vacchetta viola di ferragamo, ma lei sghignazza come una bambina capricciosa e correndo sulla battigia gli dice:

"Scilvietta tua ha bisciogno di rinfrescarsi i piiiiiiediniiiiiii-ihihihihihihhi"

Panya ha il tempo di alzarsi e tornare alla sua capanna, piegarsi con i gomiti sulla base della cornice rustica della sua finestra sbilenca e di imprimere nella retina l'immagine della ragazza che solleva una gamba, muove cinque vermicelli tozzi di carne sullo sfondo di un cielo meravigliosamente terso, e poi ficca il PIEDE fino alla caviglia nel placido mare che circonda l'isola.




Sono le 00:58 del 26 dicembre, anno domini 2004, isola di Phuket, Thailandia.




HB




( da superZ, Fetish casalingo: alcune foto dei miei piedi. )

lunedì

L'ultima sigaretta di Enrico Mattei.

C'è freddo a Catania.

Enrico si stringe nel cappotto, ha il naso rosso e gli lacrimano un po' gli occhi, forse per il freddo, forse per quella polverina scura e sottile che svolazza per l'aria.
Si tasta la tasca destra del cappotto.

Sorride.

E' tanto che non fuma.

Cavolo, a che serve se no la bonaria burberia con la quale rimbrotta i suoi operai quando li becca con la sigaretta in mano, poi li chiama da parte e il suo sguardo si fa gelido come il metallo e sibila "qui, se salta tutto, non salti in aria soltanto tu ed io, ma il sogno di tutta l'italia"?

Sorride.

Con le dita intirizzite sfiora il parallelepipedo acquattato nella tasca.

Ha guardato qualche ora prima quel signore mesto ciucciare come da un filo d'erba saporitissimo boccate di fumo e poi lasciarle libere nel cielo siciliano, e quel cruccio tra le sopraciglia folte sciogliersi con calore come un dado liebig nell'acqua.

E allora ha chiesto ai suoi uomini di attendere un attimo, si è avvicinato allo sconosciuto, e gli ha chiesto una sigaretta.

L'uomo ha dilatato gli occhi, sarà pure un operaio di ultima categoria ma lui lo sa chi è quel signore alto ed elegante e ben rasato che gli punta contro il naso carnoso.

Quando gli chiede con l'imbarazzo di un ragazzino una delle sue sigarette, l'uomo mesto fino a qualche minuto prima scopre due virgole di denti non tutti bianchi, balbetta che un suo cugino lavora al petrolchimico di Gela e poi gli mette il pacchetto di nazionali in mano e gli chiude le dita sopra, come se incartasse con pelle ed ossa un regalo prezioso.

Sorride ancora, Enrico.

E sorride quando sale sul Morane Saulnier 760 che lo porterà da Catania a Linate.

Forse questa sera, 27 ottobre 1962, in balcone, fumerà la sua prima sigaretta dopo tanto tempo.




L'ultimo pensiero che gli gioca in testa, prima che qualcosa smetta di volare, è che forse se ne fumerà due, come quelle due zampe in più che tanti anni prima gli saltò in testa di applicare tra le costole di un cane nero.


Sorride.


Bum.






HB


( da superZ, Tabacco e celluloide, (il salotto buono). )

il Piede di Dio


(premessa: una certa silvia 79 ha invaso un forum (superZeta) con foto dei suoi piedi. brutti piedi. nelle foto indossa scarpe piumate, fa trampling sulle mutande stampate con banane wharoliane di un tipo e -soprattutto- lascia che l'acqua di bali deformi prospetticamente il suo piedone in una foto accanto ad una stella marina gigante. un giorno si scopre che la ragazza propone agli utenti del forum uno scambio via msn: lei mostra i piedi a fini erotici, loro devono regalarle delle scarpe da 90 euro, cui indirizza linkando una pagina e-bay. nell'immaginario collettivo è rimasta la foto con la stella marina)

***





* (tratto da "Memorie invertebrate di una Stella Marina", edizioni HB, capitolo "Io e Silvia 79")


dall'alto, all'improvviso, si materializzò accanto a me, nelle tranquille acque di Bali, quella massa bianchiccia di carne da sugo, stipata in una calza di pelle umana.

rimasi basita, terrorizzata, e negli anni a venire più volte mi sono chiesta come mai non ho scelto quel momento per fuggire, rotolando come la ruota pazza di una bicicletta da corsa.

io so perchè non fuggii: per la mia maledetta fede.

ebbene sì, lo ammetto: io, in quel preciso istante, tremante fino alle corde più segrete del mio essere una semplice echinoderma, io mi convinsi che quello fosse il Piede di Dio.

capite?

il Dio che ci fece a sua immagine e somiglianza: quell'enorme piedone grassoccio aveva come me cinque dita, come me puzzava di pesce e ventriglia, come me mostrava un colore malaticcio e malsano.

rimasi a guardarlo, senza avere il coraggio di sollevare oltre lo sguardo, tremante sulla sabbia bollente.

il Piede di Dio.

poi, e ancora adesso mi commuovo fino alle lacrime e tutte le mie braccine vibrano in un vortice di commozione e ripulsa, compresi che il Piede di Dio guardava proprio me.

forse è il mio momento, -pensai- la mia inutile vita di invertebrata sta per concludersi, Dio è qui per me e mi porterà via con se.

il Piede sgranchì le sue dita abnormi e ungulate, s'affossò maggiormente tra i granelli di sabbia e mosse correnti d'acqua tutto intorno a me.

il sole, alle sue spalle, mi impediva di guardare in viso Dio, ma l'ombra si raccolse nella forma di un corpo che si china in avanti, e oltre quella quintalata buona di caviglioni e cosce, pance e sottopance, menti e sottomenti, ecco che infine il Piede di Dio decise di rivolgermi la parola.

capite?

a me.

dapprima non capii bene cosa stesse dicendo, e attesi che il mio pseudocuore smettesse di palpitare all'impazzata.

il tempo sembrò fermarsi, e sentii chiaramebnte quella voce dolce e topogigiosa rivolgersi a me e dire, melliflua e furbetta:

"meeeeeee leeeeee cooompriiiiii le scarpette eleganti, sissì?".

le mie cinque braccine si arricciarono come davanti al cadavere di un topo, un fulmine di consapevolezza mi attraversò tutta e mi svegliò da quel sentimento di trance mistica e stupore.


"mavvedi d'annattene affanculo", mi sgorgò cristallino dalla bocca estroflessa.

e mentre disillusa e mortalissima stella marina mi allontanavo da quel piedone che nulla aveva di divino, riuscii soltanto a percepire, nel vento, la sua ultima disperata offerta:
"essettidò l'indirizzo e-bay?"


HB


(la foto del piede con la stella marina è di proprietà di silvia 79)

( da superZ, Fetish casalingo: alcune foto dei miei piedi. )

da morti siamo filoni di pane fragile.

mio nonno mi somigliava.

è inesatto: io somiglio a mio nonno.
stesse labbra carnose, ed un amore criminale per l'ironia.

ho visto morire mio nonno.
la sua morte è stata preceduta da una strana malattia, in realtà il picco massimo della sua fortunata e lunga vita.
pian piano si è spento, e ne sono stato testimone.

fin da ragazzino nei suoi confronti si era sviluppata in me una sorta di ossessione, un'anticipazione di futura memoria.

che io ricordi, gli ho sempre chiesto di scrivermi una lunga lettera da poter leggere, un giorno, quando non ci sarebbe stato più.

ho insistito sino a quando non sono stato abbastanza maturo da comprendere che quella richiesta era un post-it continuo sulla sua età avanzata.

non l'ho mai visto scrivere quella lettera.

mio nonno prima di morire non so se abbia incontrato dio, ma di certo ha incontrato un idiota.

un ministro di dio.

avete mai notato quell'aria febbrile e infervorata che hanno i preti quando possono, finalmente, fare da tramite tra dio e l'uomo?

parlo dell'ultimo atto, l'estrema unzione.

bene, esiste modo e modo di somministrarla.

ma una delle più stupide, se sei accanto al letto di un uomo che sta per morire, e che non sa di star per morire, è urlargliela, con spiegazioni annesse e connesse.

stai per morire, manca poco e dio ti aspetta.


un attimo prima, prendendolo da parte, ho chiesto al prete "non lo terrorizzi, io non so se lui crede in dio, ma se gli comunica a freddo che sta per raggiungerlo temo muoia prima di morire."

ha srotolato la stola, se l'è messa al collo ed ha letteralmente urlato l'estrema unzione.


mio nonno è sopravvissuto un'ora a quella recita stentorea.

devo dire fosse piuttosto calmo, durante l'ultimo giorno, ma quella consapevolezza terminale credo l'abbia turbato e spaventato non poco.


mio nonno è morto tra le mie braccia.

negli ultime settimane cadeva, se tentava di recarsi in bagno da solo.
cadeva e si procurava ferite.

la vecchiaia non sempre rende immuni dalla vergogna di farsi ritrovare per terra in un lago di feci.

quando mio nonno è morto, -qualche minuto prima che morisse-, il suo respiro ha iniziato a fare le bizze.

eccolo, ho pensato, questo è il rantolo.

uno scarico umano: tu sei un lavandino di carne vecchia e il respiro va e viene dal tuo buco nella gola.

è morto dopo un'ultimo atto di forza, sollevarsi (dopo giorni di immobilità) a sedere sul letto, in un urlo di paura.

io so già come abbraccerò mio figlio, un giorno, quando la notte si sveglierà di soprassalto terrorizzato da un incubo.

lo abbraccerò come abbracciai mio nonno.

e gli netterò i glutei sporchi di merda senza ribrezzo, come in un ultimo tentativo confuso di restituirgli il respiro praticai un'inutile respirazione bocca a bocca a quel vecchio moribondo, senza schifo per le sue labbra macchiate di vomito.

credo di aver spezzato un paio di costole a mio nonno, già morto, in un tardivo ed impreciso massaggio cardiaco.


mio nonno l'hanno portato via dopo due giorni.

da morti siamo filoni di pane fragile.

in due l'hanno sollevato rigidissimo, un bastone magrissimo in un vestito scuro, evitando di sbattergli il capo contro gli angoli e le maniglie delle porte, conducendolo al termine di un corridoio troppo stretto per portar dentro la sua cassa da morto.

me lo sono visto passare davanti come una sagoma dismessa.

ho svuotato io i suoi cassetti.

era li, sotto foto e scontrini.

la lettera.



negli anni, a spizzichi e bocconi, flash e annotazioni, aveva composto la sua lunghissima lettera per me.


ancora, dopo anni, non sono riuscito a leggerla.



HB



( da superZ, E-mail dei morti. )

racconto d'estate

(il racconto nasce da un gioco letterario lanciato su superZeta dall'utente balkan wolf. lui ha postato un incipit:

Sei su una spiaggia.
E' notte.
C'è un fuoco acceso.
Ti guardi in giro e scopri che sta arrivando...


ciascuno l'ha proseguito come ha creduto.

io, nella maniera che segue.)


***




nessuno.

non arriva nessuno.

anche questa notte si è presa gioco di me.

eppure c'è stato un tempo in cui bastava accennare al viaggio che avremmo fatto in polinesia perchè tirasse su col naso come una cavalla dalle froge di melassa, perchè arrotolasse le sue palpebre enormi su per quei suoi occhi a palla, e mi ficcasse la sua larga linguona in un orecchio moromorando "...Vittorio".

un tempo.

poi è bastato che il mondo mi tremasse sotto al culo, che anche i cani in giardino hanno rifiutato le crocchette al rhum se servite dalla mia mano.
e lei...

sempre più distanti da me quei suoi fianconi morbidi e caramellosi, quelle ginocchia tonde come spalle di lottatori di sumo.

ti amavo, Valeria, con la tenera minchioneria dell'ex ragazzino grasso e riccioluto, farcito di fogli da diecimila e con l'autista pronto a portarmi da casa a scuola e da scuola a casa, senza lasciarmi il tempo chessò, di fare a botte nel cortile e crescere almeno un pi' come un uomo.

pensavo che l'abisso più umiliante del mio fallimento come uomo -prima di incontrarti- fosse stato quello sputo in piena fronte la notte in cui Rita andò via, puntandomi la sua rossissima volgare unghia laccata e croata contro e sssssciorinando come frustate i titoli dei film prodotti da lei "da me, capisci? da me", alternando l'indice tra lei alta e schifata e me, pallottoloso e sudato figlio di papà.

papà.

resto immobile, i piedi ficcati nella sabbia gelida e ricordo d'improvviso lo sguardo sconfitto e disgustato di mio padre, tutte le volte che in lacrime sbavando lo supplicavo di non impormi la visone di ore ed ore di films, io volevo solo potermi appartare per qualche minuto in una stanza buia e lasciare scorrere metrie metri di pellicola, di quella proibita che solo una volta da ragazzino trovani ben nascosta nell'ultimo cassetto della sua scrivania, piena di tette e culi e di occhi azzurri e carne bianca tra ansimi in svedese e americano.

ma lui no.

fermo in poltrona accanto a lui a sorbirmi kili di sorpassi e armate Brancaleone, fino a schiattare di noia sublime.

quanti di voi hanno letto nero su bianco sul giornale la dichiarazione di vostro padre "mio figlio è un cretino"?

io si.

mio padre Mario l'ha fatto.

vittorio l'imbecille, vittorio l'idiota, vittorio attaccato al culo della mamma e che non sa fare un solo passo da solo.

poi tu.

Valeria.

notti di sesso fatte di sudore e piccoli infarti, io scivoloso come un'anguilla bigasluniana, lei la foce del mio fiume, lei la carne bianchissima da slinguazzare tra l'erba di quello stadio lasciato aperto di notte solo per noi.

Valeria.

quando sei andata via, santificata dall'essermi rimasta virtualmente accanto durante la crocifissione pubblica, girando sulle punte dei tuoi alluci grassocci, mi hai detto di avere sempre odiato il mio odore, la pellicola appiccicosa del mio sudore fiorentino.

guardo ancora il mare.

due giorni fa ti ho reincontrata per caso a casa di amici, le narici rosse e screpolate e nello sguardo l'assenza bovina che un tempo mi affascinò.

fatta e strafatta.

piangevi.

mi hai pregato di portarti via da li, che il mondo è cattivo e non luccica come una foto di lachappelle.

ci siamo allontanati, una corsa veloce fino al porto e poi in barca, il vento a soffiarti nei capelli matidi di sudore, come una gomena di carne pesante.

quanto dura una sbronza?

quanto dura la bugia della coca ti ti brillava come sabbia tra naso e labbra?

hai aperto gli occhi bovini e quella maledetta gargarozzante risata sarda t'è saltata fuori di gola come un guanto bagnato a colpirmi il viso.

"tu? qui? TU? vittorio?", e giù a ridere, manate sulle cosce senza poterti tratenere.

sono rimasto a guardarti inciampare sulle tue stesse caviglione, ruzzolare, ridere, "tu? Vittorio? qui?" e indietreggiare indietreggiare indietreggiare.

quando sei caduta oltre il bordo dello yacth, ho fissato la luna, improvvisamente nitida e fresca.

gorgogliavi.

non so se fossi ancora li, quando per la prima volta m'è parso che con la mia pisciata notturna in mare andassero via anni ed anni di umiliazione e non amore.

ho messo in moto, e sono tornato a riva.

...


è notte.
il fuoco si è spento.
e anche questa notte non è arrivato nessuno.

anche questa notte la mia sirena di dolore non verrà fuori dalle acque per me.




(da "La Vita Segreta di V. Cecchi Gori", di HB, Olympia Press)



HB


( da superZ, Giusto perchè siamo in estate... )

primo post in un forum porno

Titolo Topic:
che forum è questo? sono qui per caso.
Autore: senzapaura_54

*

buonasera.

anzi, non "buonasera", che poi magari vi fate un'idea del fuso orario dal quale vi scrivo. buon 8 agosto, ecco, che è vago.

ho scoperto il vostro forum per caso, proprio per caso, da un link su un sito di vocali e consonanti, mica cercando "sesso" o "porno" sul web.
trovo molto interessanti gli argomenti e i riferimenti ai film e agli interpreti.
mi piace il cinema.

ma non quello porno, parlo di cinema serio.

cioè, capita di avere qualche video un po' più particolare a casa, ma mica li compro.
a volte l'edicolante per errore lascia scivolare un dvd tra le pagine della Repubblica, ed io me ne avvedo soltanto a casa.
anzi, non la Repubblica, non mi va di dare indicazioni precise sulla mia area politica, diciamo che il dvd scivola casualmente nella mazzetta di quotidiani, tra repubblica liberazione il giornale e la padania.

non vorrei che il mio stile di scrittura potesse far si che magari qualche conoscente mi identificasse...

scusate quindi se adesso tenterò di modificarlo.

aò ciao raga, me trovavo a passà e me so mbattuto ne ste zzinne e culi, aò nun ce so venuto apposta me ce so trovato per caso sartanno da'n sito all'artro.


spero il mio scritto non vi faccia certo credere io sia di roma.

non lo sono.

cioè, non lo sono veramente, mica per sviare i sospetti, come uno che è di milano e per far credere che non lo sia scrive "non sono di milano".

cazzo.

non è che adesso per quello che ho appena scritto come esempio penserete che sono di milano?

où, frati miu, minchia chi beddu stu situ! ci capitai ppè puru casu, stava cicannu nto compiuter ricette ppì cucinari u pisci spada, e ppì sbagghiu mi truvai ni stu beddu postu ri pevvettiti e bottani.

no, no, un attimo.

non sono siculo.

non vorrei che adesso qualcuno pensi che lo sono.


dicevo che mi trovo qui per caso, mica per cercare donne.

cioè, non voglio dire che le donne non mi piacciono, anzi, dico solo che non sono qui per cercare donne.

azz.

il che non vuol dire che io cerchi uomini, eh?

dico davvero, mica come chi dice "non cerco uomini" per non far scoprire che è gay.

non sono gay.

allora diciamo che cerco donne, ok?

cioè, non le cerco ma poi se dico che non le cerco qualcuno potrebbe dire che sono checca e allora chiariamo subito.

sono qui per caso, dicevo.

non sono di quelli che gira e mette messaggi sui siti o che chatta o scrive sui forum per conoscere gente, o che usa nick finti o trolla o usa dei proxy per evitare che il suo ip venga tracciato identificato o riconosciuto, né che va a ficcare il naso in tutti quei posti dove si trova materale proibito che poi l' h.d. esplode a forza di cpnservarci dentro files e foto e chattate porno copiaincollate o scopate viruali su msn o filmatini di anal cum handjob/feetjob milf animal facial fetish bbw bdsm piss e poi quelle attricette dai visini puliti puliti da sporcare in mille maniere, e poi gli intovabilissimi snuff e tutte quelle porcate li.


arf.



mai scritto tanto su internet.
anzi, mai scritto su internet.

ho male al tunnel carpale a forza di scrivere.

cioè, anzi, mica lo so che si chiama tunnel carpale.

un attimo un attimo, non vorrei adesso che solo per aver scritto "tunnel carpale" si pensasse, si deducesse, si tirassero delle conclusioni e si affermasse che io sia un medico.

non sono un medico.

non lo sono davvero.

non sono uno strafottutissimo cazzo di medico.


lo sapevo.


lo sapevo che a forza di scivere poi vengono fuori indizi e particolari che..., cioè, indizi il cazzo perchè non sono affatto indizi, così come sarebbe sbagliato andare a ritroso a rileggere tutto per dedurre la mia città l'occupazione l'orientamento politico e mille altre informazioni che -CAZZO- è bene che restino riservate, anzi adesso mi sa che torno a rileggere tutto e cancello via fino all'ultimo particolare di quel che il mio hard disk contiene ed ogni riferimento alla mia persona e abitudini e...


ops.

cazzo.

ho postato.


non ci volevo entare o in questo cazzo di forum.

non mi volevo iscrivere.



cercavo solo un po' di figa.




moderatori... amministratori...

vi supplico...


bannatemi.




senzapaura_54





( da superZ, Fake d'autore )

pornografia da viaggio

una delle prime riviste porno trovate (e sfogliate) fu La Coppia.

non parlo delle sue ultime incarnazioni, sempre a correre dietro Fermo Posta che nel tempo le ha mangiato terreno sotto ai piedi.
parlo delle prime uscite.
foto amatoriali in b/n.

alcune copie capitava di trovarle accartocciate dall'umidità in campagna, o in case diroccate.

ma avevo modo di sfogliarle più comodamente in casa dei miei nonni.
un mio zio collezionava La Coppia.
ricordo alcune copie nascoste tra i suoi testi di medicina.

ma ne aveva anche una piccola scorta nascosta in macchina.
una 500 rossa.

ricordate la spalliera posteriore delle vecchie 500?
si ribaltava, ed era agganciata ad un nastro elastico.

li dietro stavano nascoste alcune copie.


spesso mi recavo ragazzino al mare con i miei nonni, a bordo di quella 500 , e la strada del ritorno, nel primo pomeriggo, era accompagnata dalla lettura nascosta e ansiosa di quelle riviste, ben attento che nessuno dei due si voltasse a controllare se dormissi.


a volte rubavo qualche copia e la leggevo con maggiore calma la notte, in camera mia, la lampada da comodino accesa e il dito sull'interruttore pronto a spegnere se si fosse avvicinato qualcuno.


piccola nota iconografica:
la particolarità di quel periodo della Coppia oltre alle foto inviate da casa, erano i servizi fotografici redazionali.

per un lungo periodo, i cazzi erano occultati sotto dei tubi a fisarmonica assurdi.

avete presente quel gioco degli anni '70, un tubo di circa un metro e mezzo di vari colori (verde menta, arancione) che roteandolo in aria produceva un suono?
quello.

i modelli indossavano (nudi) queste proboscidi surreali, e le modelle se ne ficcavano le estremità in bocca o tra le gambe.

altra particolarità che a suo tempo mi turbò (sempre su la Coppia): i nudi maschili erano praticamente assenti tra le foto amatoriali inviate, mentre quelli femminili -intendo quelli che andassero aldilà del semplice nudo- rappresentavano l'introduzione di piccoli oggetti, come boccette di medicinali vuote ,tappi di bagnoschiuma, bottigliette di succo di frutta o penne.

per un ragazzino che scoprisse la pornografia, un ambientino surreale...



qualcuno si ricorda le foto assurde di quel periodo su La Coppia?



p.s.
e contestualmente: qualcuno si ricorda quell'idiotissimo gioco del tubo musicale?

HB


( da superZ, Giornaletti Porno Abbandonati )

le mie paure

mi fanno paura le grandi masse incontrollate.


un timore non atavico, ma indotto.

a 14 anni con un amico, chiamiamolo Gaetano, lanciamo giù dal 4° piano dell'abitazione di un compagno di classe, Insolera, sputi e boli di saliva, che si spiaccicano tranquilli sull'asfalto caldissimo.

il tardo pomeriggio è noioso ed è un passatempo idiota, ma chi non è idiota a 14 anni?

poi -per variare- lasciamo cadere dritto dritto dal balcone un uovo.

colpisce sul seno una mamma, che spunta inopportuna da sotto un balcone e che tiene per mano un bambino

la sentiamo urlare che è esplosa la testa del figlio.



ovviamente non è vero è l'uovo che è esploso sulle tette della madre, ed è schizzato dappertutto.

è impressionabile, come tutte le mamme sicule sotto al sole.

con la nonchalance allarmata tipica di chi sente puzza di tragedia, facciamo per andare via quando sale dalla tromba delle scale un rombo impressionante.

almeno 30 persone salgono su rumoreggiando, si è diffusa la notizia -falsa- che qualcuno abbia lanciato dal balcone uno sgabello che ha spappolato la testa al ragazzino.

ci chiudiamo, io e il mio amico, a chieve in camera dell'infido Insolera, che nel frattempo, per salvarsi il culo, urla che l'abbiamo sequestrato in casa sua costringendolo a prender parte al lancio degli oggetti.

il corridoio è invaso da una fiumana di persone isteriche, che battono alla porta ed urlano "assassini".

io, che di solito sono piuttosto convincente, prendo a trattare col portavoce della folla, da una parte all'altra della porta.

intanto lo sgabello che avrebbe colpito il bambino facendogli esplodere la testa non so come si è trasformato in un televisore portatile.

le trattative vanno a buon fine, ci promettono di non farci la pelle e di lasciarci uscire dalla stanza.

appena la porta si apre, il perdfido Insolera, forse per rafforzare la sua incolumità, ci indica a dito urlando: "sono loro! sono loro!".

il mio amico fa qualcosa che non scorderò mai: stacca dalla parete una racchetta da tennis e la rotea in aria, terrorizzato, facendosi strada tra la folla che alla vista dell'arma si inselvaggisce come una muta di cani da caccia, decidendo evidentemente che la tregua è terminata e che è tempo di farci a pezzi.

io spingo la testa sotto il giubboto del pazzo che sta frullando la sciabola improvvisata in aria e come un treno folle percorriamo il corridoio sotto una gragnuola scatenata di pugni e calci.

scendere le scale è come sottoporsi allo schiaffo del soldato a guantanamo, tra guardiani tarantolati: gli occhi fuori dalla testa delle mamme indignate, le braccia tese e i pugni chiusi degli uomini, un'orchestra stonata e allucinata di grida e bestemmie al nostro indirizzo.

"assassini!"

appena fuori dal portone del palazzo, sull'asfalto del cortile quel bastardissimo frantumatissimo spappolatoissimo fragile uovo del cazzo.




dico, avrò motivo di temere le masse incontrollate e incazzate?



p.s.
squali e scarafaggi, ma in second'ordine.
come diavolo fa un uovo a trasformarsi prima in uno sgabello e poi in un televisore portatile?

( da superZ, Paure Ataviche )