sabato

Giustizia.



il governo berlusconi ha deciso di bloccare tutti i denti del giudizio di 1°, 2° e 3° grado.

domenica

L'ammiratore.

silvia 79, infaticabile, posta su sZ due nuove foto, che come spiega raffigurano un suo nuovo ammiratore.

"(...)ho fatto visita in un locale che una mia amica ha recentemente inaugurato a Torino: Extreme Cafè.
Ho trovato un nuovo "ammiratore"."


il fortunato sarebbe questo:






ma si tratta di un falso clamoroso.

noi siamo in grado di mostrarvi le vere foto dell'incontro



HB

( da superZ, Fetish casalingo: alcune foto dei miei piedi. )

L'abbraccio.

"vado, compro del pane e prosciutto per mangiarlo nel pomeriggio, poi torno".

stava ancora pensando all'odore di mollica calda, e di conseguenza ad una mattina di 10 anni prima, seduta su un muretto di pietra accanto ad un ragazzino riccio e sconosciuto, un po' strabico e col quale avrebbe parlato qualche ora dopo, mentre il resto della comitiva si lanciava scemamente palle di neve,
quando una mano le ficcò due dita nell'incavo del gomito, come un cavaliere sgarbato che ti invita a ballare nonostante tu non voglia, e poi percorse 20 metri di asfalto senza renderesene conto, con le suole delle scarpe quasi due fiammiferi che non vogliono saperne di accendersi.

annamaria non riuscì a impedire al proprio naso di lanciarsi nel desiderio di annusare davvero prosciutto e pane, mentre una zaffata di dopobarba dozzinale le si apriva davanti al viso come un sipario cosparso di varechina.

il sesso dell'uomo nell'ombra le cadde sulla linea del naso, con un anonimo pif che fu l'ultima cosa dolce che le capitò di sentire, prima che delle unghie rigide le disegnassero cinque piccole lune lacerate sotto ai capelli ed uno schiaffo le disarticolasse le mandibole, dando il via ad un fischio ronzante nella sua testa.

quindi stava accadendo, senza che nessuna delle teorie di difesa lette su La Donna le tornassero in mente, perchè allo schiaffo ne seguirono altri che le gonfiarono un occhio e le sgonfiarono la forza via dalle gambe.

non si era fatta il bidet.

era uscita per comprare del pane e prosciutto e sarebbe tornata subito, era domenica e non si era fatta il bidet.

e così quando il sesso dell'uomo le spinse contro il pube, le parve di udire quasi il crepitio di quel suo pelo crespo disincrostarsi, un crrrrrrrrrr secchissimo, più secco e arido della piccola conca di sangue fresco e scuro che le invase il ventre.


poi lui le zampillò dentro tremando e ridacchiando, sussurrandole all'orecchio qualcosa che suonò come un complimento sbavato, fatto di X e J e Y e K.

si rialzò, le ginocchia come due nacchere impazzite, dopo essere rimasta un po' così, a sentire il vento basso della stradina laterale dirle qualcosa di confuso nelle orecchie, tra le ciocche di capelli unte di sputo.

aprì meccanicamente la porta di casa, scivolò rigidamente sotto una coltre di coperte morbide e pesanti, 9 minuti dopo, che le si richiusero sopra come un bacio.

si sforzò di ricordare l'odore forte del prosciutto e del pane caldo, ma il naso impiastricciato non ne fu capace, ancora ubriaco di quel nuovo profumo forte e sconosciuto, osceno e crudele, sotto al quale si addormentò.

nel sonno ebbe chiara quale cosa avrebbe ricordato per sempre come una delle più orribili della sua vita.
non lo stupro, quel farsi strada dentro di lei di carne e rabbia.
si sarebbe odiata a vita per aver abbracciato l'uomo.

negli anni a venire avrebbe sempre ricordato come le sue braccia impaurite avevano agito di volontà propria, cingendosi intorno alle spalle del tipo, in un abbraccio spontaneo e che l'avrebbe spinta, per il resto della sua esistenza, a martoriarsele involontariamente, con pizzichi e piccoli tagli provocati dalle sue unghie, ogni volta che la paura o l'ansia l'avessero assalita.



*


siamo qui, nel salotto buono di SZ.

il vetraio polacco, dopo il settimo bicchiere, vomita socchiudendo gli occhi, quasi avesse tra le labbra un oboe gigante e noi non lo vedessimo.
si pulisce con la manica della giacca le labbra, stiracchiandole prima a destra, dopo a sinistra.

è tranquillo ed allegro.

è fidanzato.


lo è da un mese, la sua vita non è cambiata molto se non fosse che adesso quando torna a casa la sera c'è chi lo guida per il corridoio, sostenendolo sotto le ascelle, gli svita gli stivaletti di plastica dai piedi e lo lascia cadere sul divano del soggiorno.
lei si chiama Doina, è di bucarest, lava le scale nel retro di una tipografia in città, ha le tette grosse e i capelli gialli e radi.
lui le vuole bene, lei lo rispetta e le uniche cose che lui disprezza di lei sono i piatti alluci valghi, ma quando scopano lui le ha chiesto di indossare delle calze di cotone pesante, e mentre lei in questo vede un'adorabile innocua fissazione di lui, lui riesce a sovrastare il disgusto per quell'anomalia e a godersi il resto del corpo.

aveva un cane, un bastardo color nocciola dagli occhi sporgenti come un granchio, si chiamava Pitz e gli trotterellava appresso spesso.

Pitz è morto gettando fuori le budella dal naso, il giorno che mentre lui vomitava vino nel retro del locale, accanto al castello di bidoni, un autocompattatore comunale ha posteggiato la ruota proprio sulla schiena del piccolo bastardo nocciola.

il vetraio polacco aveva terminato di vomitare, disturbato dal clangore dei pistoni, e quando aveva notato Spitz sotto la ruota aveva tentato di tirarlo fuori, strattonandolo per le zampe davanti.

quando entrò nel locale con tra le mani mezzo cane, Canella posò la sigaretta sul bordo del piccolo piatto di ceramica, gli chiese cosa fosse successo,e quando quello glielo disse gli assicurò che se avesse lasciato la bestia sotto la ruota quella sarebbe morta lo stesso, ma almeno senza i suoi strattoni sarebbe rimasta intera, e non sbrindellata in due pezzi.

il vetraio si chiama Dariusz, paga puntualmente le sue consumazioni e non sopporta la musica jazz.

ma ama bere ai nostri tavoli, ama l'ancheggiare delle ballerine e di tanto in tanto, quando il locale non brulica, si ferma a sfidare Dietmar, il barista, a braccio di ferro.

...

questa sera Dietmar è stanco, e quando Dariusz si avvicina per la solita sfida, lo invita a rimandare il gioco alla volta dopo.

Dietmar non ha voglia di afferrargli la mano sporca di vomito.

allora Dariuz si siede all'ultimo sgabello, come fa quando è in vena di confidenze, e resta a parlare con Dietmar di donne.

è un pegno che il tedesco accetta di pagare, a volte, quando rappresenta l'ultimo atto prima che un vecchio sbronzo abbandoni il locale.


...


è notte.

gli ultimi conti sono fatti, mongo ha una virgola rossa sul colletto della camicia che scompare nel nulla e riprende sul suo collo.
mongo odia le smancerie, e spesso interrompe baci troppo lunghi con secchi scatti della testa, come se improvvisamente sul fondo della sala comparisse un vecchio amico e lui lo salutasse.

Dietmar ha terminato, ripiega con cura lo straccio sotto al banco e passa a salutarci.

"Quel Dariusz" poi dice.
lo fisso mentre con un gioco di dita riannodo la stringa di una scarpa.
"Sembra una bestia" -prosegue Dietmar, indossando la sua giacca di pelle screpolata -"eppure è capace di struggersi fino alle lacrime per la tenerezza di un ricordo" dice.

Lilith ci passa accanto, ha le palpebre viola ed un sorriso stanco.

"Mi ha raccontato" -conclude Diet, tirando su la zip che gli attraversa il torace -"del suo abbraccio più tenero e bello. l'ultimo, fugace, nel buio di un vicolo, da parte della ragazza più bella del mondo, e che non avrebbe rivisto mai più".

Una nota, un diesis, ci fa voltare, rompendo l'atmosfera.

Donegal ha ancora un dito sul tasto nero del piano alle nostre spalle.

"Dovevo farlo" -sorride Don,- "le storie d'amore mi intristiscono sempre".




HB

venerdì

L'Orrore avanza come un bradipo lentissimo.



o.
mio.
dio.




HB

(la prima foto è di propietà di silvia79, che l'ha postata su sZ)

(da:
"Fetish casalingo: alcune foto dei miei piedi").