giovedì

Ballata per Docu e la Puttana che non voleva saperne di lui.

(docu mette insieme le sue parole slavate e addolorate, troppo troppo retrò, un frammentato messaggio d'amore alla donna a pagamento per la quale ha perso la testa e che di lui non vuole affatto saperne. docu piagnucola inframmezando le sue giornate di pessimismo cosmico e scontentezza.
ma qui, all' HB's Cafe Americain, nell'oscurità fumosa, dove il rumore più dolce è il tintinnio ogni tanto di un bicchiere di scotch, bisogna che qualcuno parli al ragazzo, prima che il moccio gli si cristallizzi tra le narici e il mento)






docu, ragazzo...

ascoltami docu, adesso tu ti metti qui buono, o impazzito di rabbia come diavolo ti pare, ma ti metti qui e decidi se fidarti o meno di queste quattro o cinque lucciole rosse che ti brillano intorno con calma e pazienza, ok?

e la smetti di fare il poeta.

perchè vedi, docu, a fare il poeta quando si ha la testa dietro un culo e due tette e una bocca, specie se sono andate via col passo deciso e sicuro di chi se potesse ti sputerebbe in faccia un velenosissimo "non torno/resto neanche se ti vedessi aperto in due e con le budella di fuori" si rischia di diventare un fottuto piagnone romantico e spaccapalle (diomio, docu, perdere l'amore di ranieri?) peggio di un adolescente brufoloso e disperato e inconcludente e maledettamente retrò.

cosa che noi tutti siamo stati, un tempo, e per un certo tempo.

ma adesso, docu, ti dicevo, smetti di frignare e di martellarti dentro alla testa la solita girandola di pensieri e lamentele, come un pesto indigesto, ti slacci quel cavolo di ultimo bottone di camicia che tieni chiuso come ad impedire ad altro dolore di entrarti dentro, e se hai da dar fuori di matto e bestemmiare e vomitare e singhiozzare come un agnellino, docu, fallo, rotolati per terra e raggomitolati in un angolo e rischia di soffocare dalla rabbia e dall'umiliazione, docu,
ma poi vai in bagno, passati dell'acqua fresca sulla faccia e tra i capelli e torna qui,
svuotato,
ricomponiti su una poltrona e sta tranquillo che nessuno ti prenderà per il culo o ti darà della femminuccia, docu,
sentirai soltanto il fumo tirato e poi sbuffato in aria e nessuno ti guarderà nell'ombra con la compassione malcelata di chi si trova per la prima volta davanti un vedovo/orfano e non sa che dire o fare.

non c'è nulla da dire o fare.

è tempo che mandi il naso in giro in cerca di nuovi odori, docu.


se vuoi.



tendo la mano nel buio, so che una mano nel buio mi darà una cicca.



Nat king cole, Nature Boy

HB

( da superZ, Tabacco e celluloide, (il salotto buono). )

Il tuo piede è come un'onda che monta.

(ispirato ad una storia tragicamente vera. ma anche alla protagonista del racconto "Il Piede di Dio" pubblicato qualche post più giù.)



Panya ha 75 anni, vive in una capanna sulle rive dell'oceano indiano.

sono le 00.55 locali.

Panya è insonne, si gratta la barba e decide di passegggare sulla spiaggia.

Si è appena seduto su un montarozzo di sabbia, quando alle sue spalle sente sopraggiungere uno squittio allegro e festoso, che tradotto in tailandese significa "ancora una di quelle turiste stolte e petulanti che spaccano i maroni con leggiadra molestia"

nonostante la cervicale gli stia dannando gli ultimi anni di vita, Panya resta col viso rivolto all donna, perchè la scena che gli si presenta è tra le più orribili della sua vita:

un clone di Luciana Turina corre sgambettando come uno scoiattolo, mentre un uomo dalle mutande gialle con delle banane stampate sopra le scodinzola dietro, approfittando dei saltelli marilynmonroeschi che lei improvvisamente compie per sfilarle un paio di scarpe fucsia a forma di cigno morente per farle calzare un modello con tacco da 12 cm. a torciglione.

la donna batte le mani, pronuncia una sequenza incomprensibile di frasette che il vecchio Panya più tardi ricorderà suonare come "eeeeeeeeeeeBay! eeeeeeeeeeeeBay!" e poi riprende la sua corsa sciamannata.

Sono le 00.56 quando l'uomo in mutande che adesso fatica a starle dietro estrae dallo zaino che porta a tracolla un paio di stivaloni da pompiere cui sono stati praticati dei fori con un trinciapolli e li spinge con immane sforzo su per le cosce della donna.

Panya ha un moto di fame irrefrenabile quando guardando le estremità adipose della ragazza gli torna alla memoria il cinghiale thailandese che da bambino uccise con suo padre e che poi sfamò per settimane tutta la popolazione locale.

Alle 00.57 l'uomo in mutande strappa con i denti gli stivali neri dalle zampognette a forma di piedi della femmina e cerca di calzarle un modello in vacchetta viola di ferragamo, ma lei sghignazza come una bambina capricciosa e correndo sulla battigia gli dice:

"Scilvietta tua ha bisciogno di rinfrescarsi i piiiiiiediniiiiiii-ihihihihihihhi"

Panya ha il tempo di alzarsi e tornare alla sua capanna, piegarsi con i gomiti sulla base della cornice rustica della sua finestra sbilenca e di imprimere nella retina l'immagine della ragazza che solleva una gamba, muove cinque vermicelli tozzi di carne sullo sfondo di un cielo meravigliosamente terso, e poi ficca il PIEDE fino alla caviglia nel placido mare che circonda l'isola.




Sono le 00:58 del 26 dicembre, anno domini 2004, isola di Phuket, Thailandia.




HB




( da superZ, Fetish casalingo: alcune foto dei miei piedi. )